Riflessioni

NELLA NOSTRA SOCIETA’ L’ARTE SI PUO’ CONSIDERARE VEICOLO COMUNE DI VERITA’?

Mettendo a confronto il diverso ruolo dell’arte in epoche e società del passato trovare un nesso tra la intrinseca relazione del singolo artista con il suo ambiente culturale è facile. Nella creazione di un’opera d’arte certamente concorreva molto bene la personalità dell’autore, non disgiunta dall’influenza della mentalità del suo tempo. Chi si poneva davanti alle creazioni artistiche vi ritrovava facilmente il proprio vissuto, espressione della società a cui apparteneva come l’artista che l’aveva realizzata. Come non citare Dante, cittadino di Firenze di cui canta con grande amore personaggi piccoli e grandi destinati all’eterna memoria? Accolto in terra straniera non tradisce la sua città anche se da questa è esiliato avendo sempre sacra preoccupazione per le sorti della sua patria sconvolta da fazioni e lotte intestine. Uno dei grandi artisti che interpreta il suo tempo consegnando ai posteri i valori culturali della società medievale è Giotto, che astrae il proprio ruolo di mentore scrivendo con le immagini e offrendo vere lezioni di cultura.
Anche nella società del Rinascimento vi sono artisti che trasmettono con le loro opere valori condivisi facendosi portavoce della società in cui vivono. Ed ecco ad esempio Machiavelli, cittadino di un ambiente scevro di scrupoli e inteso a valorizzare la scaltrezza, l’iniziativa personale e la capacità di innalzarsi sulla mediocrità. Altro grande autore è Shakespeare, vissuto in un periodo che dava al sovrano una rilevanza estrema. La sua devozione alla regina Elisabetta I e alla grandezza della sua patria traspare nelle opere storiche soprattutto nel periodo giovanile. Se è vero che Shakespeare è cittadino della sua nazione ancora di più si può dire cittadino dell’animo umano, di cui esprime tutta la profondità e tutta la varietà.
Non si può certamente continuare a portare i moltissimi esempi di artisti che fecondamente hanno trasmesso la loro appartenenza a un luogo e a un tempo; scorreremo velocemente la storia per arrivare al ventesimo secolo, ricco di contraddizioni per una interna rivoluzione culturale che comporta la ricerca di strade nuove per esprimere innovazione e voci individuali. Non mancano artisti che accolgono acriticamente pericolose vocazioni guerresche come D’Annunzio e i futuristi, ma anche apolidi assertori della estraneità dell’arte dalle istanze sociali. Picasso svolge una personale ricerca di nuove tecniche pittoriche ma, quando il suo paese è ferito severamente dalla guerra civile, in Guernica esprime tutto il dolore del suo popolo.
Composite e molteplici correnti di pensiero sono presenti nella società di oggi, vero melting pot di idee, spesso contradditorie, anche di breve durata come mode passeggere. L’autorità della tradizione non viene più considerata eco del proprio passato e inizio del proprio futuro, ma molte espressioni della mente nascono senza radici. L’attitudine individualista che caratterizza la nostra epoca deriva da una concezione della libertà e del diritto della singola persona e spesso si è persa l’attenzione al bene collettivo. Si può ancora tessere una rete sociale in cui poter trovare il senso di un impegno politico per un fine comune? Dentro questa società si possono sentire delle voci convinte della dimensione cittadina che comporta essere individui nel nostro mondo globalizzato? Nascono ancora artisti che travalicano il loro sentire personalistico costruendo sentieri su cui la gente comune possa camminare sentendosi parte e responsabile componente della comitiva?
Senza dubbio un artista esprime il suo essere in rapporto al mondo che lo circonda dal quale assorbe la linfa della sua ispirazione. L’opera d’arte si presenta ultimo dono di sé dopo travagliata e spesso sofferta rielaborazione interiore. Un dono fatto solo a se stesso avrebbe poco senso a mio parere, senza che altri possano felicemente godere del suo messaggio. L’arte è espressione vera dell’intimo animo di un singolo essere trasportato in una sfera magica, ma l’artista non è avulso dall’ambiente in cui vive. Nella sua speciale forma comunicativa collaborare allo sviluppo di un mondo migliore sarà non solo la cosa più giusta ma anche e soprattutto il riconoscimento educativo e sociale reso all’arte come veicolo di cultura! Molto resta da recuperare ancora secondo me, serve sentire che realtà esterna e dimensione personale devono essere associate in un equilibrio sapiente e fruttuoso smarrito da molti anni ormai, mentre l’artista restava esente assai spesso dal suo ruolo di cittadino, privilegiato proprio per la sua capacità di cogliere in modo profondo l’essenza delle cose e trasmetterla ai suoi concittadini della società contemporanea.
La politica quindi può percorrere molte strade al servizio della realizzazione del bene comune e una di esse a pieno diritto è l’arte, se l’artista, come tutti quelli che fanno parte del mondo civile, vive da cittadino responsabile il suo talento.

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