La mia amata città
Come un ameno signore, il castello della mia città si eleva al di sopra delle strade e delle case, serenamente appoggiato a una collina e da lassù sembra guardare bonario il suo contado, passato attraverso tante vicende e tanti cambiamenti nel corso di più secoli da quando lui, meno imponente di adesso, si assestò in quella posizione per controllare il territorio. Il castello, sempre partecipe della vita che si svolgeva ai suoi piedi, ha condiviso il destino delle popolazioni locali, i periodi di prosperità senza affanno in cui sereni trascorrevano gli anni, ma anche tante guerre e distruzione, invasioni e passaggio di tante genti. Ferito a cannonate, abbattuto dai bombardamenti, umiliato e offeso, ha saputo rimettersi in piedi per amore della sua città e adesso un’aria serena emana dalle sue torri merlate e si trasmette a chi si sofferma ad ammirarlo. Eppure anche lui ha il suo tradizionale mistero, il fantasma della Dama Bianca che si dice compaia sulle mura nelle notti di luna piena. Di giorno, però, perde ogni alone tenebroso e resta presenza insostituibile per i cittadini di Gorizia
Cory Glordano
14 Marzo 2016 at 2:17E tutta la notte in attesa, l’arrivo di ospiti cari, Sfiorando i piccoli anelli della porta in catene. Continua a parlare il poeta in prima persona e la sospensione angosciosa del tempo introdotta nel distico precedente dai colpi del campanello divelto alle tempie del poeta prosegue nella notte in attesa di cari ospiti che sembra alludere alle funeste visite notturne della polizia sovietica. In attesa, nella sospensione di un futuro incerto e colmo di presagi di sventura Mandel’štam sposta la catenella di chiusura della porta, che trasmuta nell’immagine delle catene del deportato.
flavia
21 Febbraio 2016 at 20:00Brava!
Anna Rita
20 Febbraio 2016 at 10:20Bellissima presentazione della tua amata città, brava Maria Chiara!