Disabilità e integrazione

Come poter esprimere i propri sentimenti con problemi di linguaggio che limitano la comunicazione? Fare sentire agli altri che ci siamo, che pensiamo, ma non riusciamo a dire le parole che servono mentre avremmo tanto desiderio di farlo? Molto misera sarebbe stata la vita che mi poteva toccare se non avessi avuto il sistema di potermi esprimere pur nel limite oggettivo del mio linguaggio. (…)Della felice e normale possibilità di esprimersi molte volte non ci rendiamo conto perché ci sembra dovuta e scontata. Ma per chi, come me, da sempre si trova nella situazione dolorosa di non riuscire a manifestare nella comunicazione orale il proprio pensiero, la parola può diventare un problema che allontana invece di creare un ponte con gli altri. Staremo quindi fuori dal cerchio dei rapporti con chi ci vive accanto? “Diritto di Parola”, l’associazione di cui faccio parte, ha un grande compito: quello di dare a persone disabili il modo di aggirare il problema di un linguaggio carente fornendo strumenti alternativi per consentire l’espressione del pensiero, mettendo fine a un penoso isolamento e rivelando vivaci processi mentali che sarebbero rimasti sconosciuti. Facilitata da un mediatore esperto nella tecnica, la comunicazione diviene possibile sulla tastiera di un computer e apre la strada alle relazioni con gli altri. Grazie a questo strumento, veri diventano molti sogni. I percorsi di integrazione diventano reali, se una persona può manifestare un’intelligenza rimasta nascosta dietro insignificanti suoni, in un corpo privo di controllo, in un deficitario comportamento. Esercitare il proprio diritto di parola diviene così piacevolmente possibile e pare di rinascere una seconda volta. In diversi voli di fantasia, nominare le cose, fonte illimitata di ispirazione, per me è forse l’aspetto più liberatorio della comunicazione facilitata. (…) Da quando ho iniziato la comunicazione facilitata si sono spalancati davanti a me spazi indicibili di tale intensa portata da regalarmi gioiosa tenerezza nel dare voce ai miei sentimenti. (…) Il mio animo poteva finalmente riversare all’esterno il potente fiume racchiuso fino a quel momento in me, intessuto sul paziente silenzio in cui io secretavo la mia anima. Il mio respiro poteva fluire sulla tastiera, i miei festosi pensieri potevano creare un tramite con gli altri e la mia fantastica percezione del mondo la potevo trasmettere ai miei versi.

I miei componimenti nascono forse da un composito modo di vivere la realtà che mi circonda, per un distorto peculiare tipo di percepire il mondo esterno: profondo e contrastante, acutamente doloroso e insieme intensamente felice, impigliato in spirali di ansia di grande opprimente molestia. Questa è la ricchezza della disabilità, ma al tempo stesso la sua maledizione. L’inizio della liberazione di forti nodosi limiti l’ho sperimentato quando ho potuto usare la parola per dare un nome alle mie sensazioni.

Il problema si pone per chi non può uscire da questa dolorosa situazione, lasciato nel limite di un linguaggio carente. Per affermare il “diritto di parola” di ogni persona l’associazione con i suoi volontari sta lavorando molto bene. (…) È tempo che ci si accorga dell’erroneo giudizio sulle diverse intelligenze e si ricreda del tutto chi non vuole ammettere che anche nei limiti della verbalizzazione la mente funziona bene. Sono realmente grata alle tante persone attraverso le quali fare questa strada ed aprire una via anche ad altri è stato possibile, ravvivando la speranza di un futuro diverso. Gli spazi disponibili sono un universo ancora inesplorato tutto da scoprire. Tutti noi possiamo trovare la nostra strada se siamo liberi da condizionamenti, ma il grave pregiudizio sulla scarsa capacità mentale di chi non riesce ad esprimersi arresta sogni e speranze. Sembra che siano resistenze di altri tempi, invece purtroppo sono ancora molto attuali gli esempi di esclusione nonostante le leggi garantiscano le persone in difficoltà e i disabili. Dietro tanti episodi di discriminazione sta l’idea radicata che saper parlare equivale a saper pensare. All’insegna di un mondo più equo, a tutti dovrebbe essere riconosciuto il fondamentale diritto di comunicare e tale diritto riguarda anche chi per farlo ha bisogno di strumenti diversi. Salteranno fuori delle belle sorprese quando anche i cosiddetti ritardati potranno incominciare a esprimersi seppure scrivendo. Allora troveranno strade aperte in vari campi a cui oggi non hanno accesso, felicemente dimostrando intelligenza e doti nascoste. Resterà un sogno? Spero di no, spero che tutto questo si avveri. A me sembra che un po’ alla volta qualcosa stia cambiando. (…) Assaporando il mondo di cui faccio parte nelle segrete sfaccettature dalle quali nascono le emozioni spontanee che si trascolorano in creative parole, porto in dono a chi sa ascoltare la mia particolare condizione. Resterà, oltre ai miei versi, un incoraggiamento e una speranza anche per altri.

Concludo con una breve poesia che ho scritto nel 2003, in occasione della nascita dell’associazione “Diritto di Parola”

 

AVREMO DIRITTO DI PAROLA

Avremo anche noi
quello che con i nostri nascosti balbettii
non si vuole comprendere.
Anche noi potremo dire
sommessamente
di esistere.
Comprenderete.