Convegno sulla CFA
Dal confronto di esperienze diverse si possono ottenere delle risposte ai dubbi che ogni ricercatore onesto si pone. Il contrario di uno scienziato corretto è colui che rimane abbarbicato alle sue certezze. Il convegno che si è tenuto a Firenze il 24 maggio scorso e di cui si possono vedere alcuni momenti nel video intendeva fare il punto sulla CFA, Comunicazione Facilitata Alfabetica, entrando nel merito della ricerca sul funzionamento della tecnica e sui meccanismi che rendono possibile la comunicazione a persone con problemi di linguaggio. Una nuova strada di indagine consiste non solo nell’osservazione di questo fenomeno ma buona prassi è quella di essere ascoltatori attenti di chi sta vivendo l’esperienza su di sé e può fornire spunti per approfondire la conoscenza di questa tecnica.
Sentire il tocco del facilitatore in un percorso di comunicazione al pc o nelle scelte indicative gioca un ruolo determinante nella sua realizzazione. Addentrarsi nella aggrovigliata funzionalità della mente e spiegare come si cambia nell’esecuzione della comunicazione certo non è compito nostro, ci deve pensare chi ha i necessari strumenti culturali e scientifici. Da noi comunicatori potete avere delle informazioni senza spiegazioni teoriche, ma solo esperienziali. Assistiamo a una inaspettata reazione indipendente da studi accreditati in tutta la comunità scientifica, reazione dovuta al contatto fisico di una persona normotipica su un comunicatore senza comunicazione orale tipica e con un sistema sensoriale acutissimo che percepisce anche gli stimoli più lievi. Umoristicamente, il personaggio deficitario tra i due non è il disabile, ma quello dotato di normali funzioni. Accompagnare un comunicatore tramite CF in un percorso di scoperta delle proprie modalità di espressione si intuisce essere un compito delicato, dovendo rispettare un funzionamento diverso della mente nella costruzione del pensiero e nella sua trasmissione, necessariamente attraverso il gesto indicativo. Costruire una relazione tale da permettere l’adattamento sincronico delle funzioni visiva e motoria, tenendo sotto controllo l’emotività e connesso il pensiero che si vuole comunicare è un’alchimia determinata dal tocco. Sentire sulla pelle il silenzioso contatto di una persona sinceramente disposta ad aiutare a sedare il groviglio della mente in modo che le parole possano uscire in ordine si rivela prezioso stimolo. Il processo di acquisizione di indipendenza dal tocco della persona comunicante implica un lungo allenamento e inserire troppo presto dei tentativi di validazione della tecnica senza magari aspettarsi che funzioni mette in predicato un positivo risultato.
Durante il convegno il pubblico ha posto alcune domande a noi comunicatori tramite CFA, e riporto le risposte che ho scritto in quell’occasione:
D.: Il tocco è un fatto fisico, ma aiuta a far uscire il pensiero. Come funziona?
R.: Come tutti gli esseri umani siamo un’unità di elementi fisici e no, connessi strettamente e intersecantisi tra di loro. Il pensiero nella mente può essere espresso bene se non trova nell’ansia un impedimento. Il tocco serve a dare chiarezza.
D.: Quali suggerimenti potete dare agli insegnanti?
R.: Capire che un alunno è più intelligente di quello che appare se non parla e risponde deve essere difficile se non si provano tutte le strategie. Mettere l’alunno in condizione di rispondere è vera educazione.
D.: La comunicazione facilitata innesca l’apprendimento?
R.: Il tocco permette di far uscire quello che abbiamo appreso in precedenza. La facilitazione regola la trasmissione di parole che sono entrate attraverso la vista funzionante ed efficace.
D.: Come si può impostare una prova di message passing?
R.: Il message-passing diventa possibile se si rispettano certe condizioni, scrivere una parola appena vista si può fare se non subentra l’ansia. Non è una questione di memoria.
D.: Quali effetti ha avuto la CFA nella vostra vita?
R.: Mi piace sentire che gli altri riconoscono un livello di pensiero che mai riuscirei a dimostrare per quanto me la cavo parlando ma non avrei mai avuto la stessa qualità di partecipazione senza la CFA.
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