Relazioni, Riflessioni, volontariato

ASSOCIARSI PER SENTIRSI PIÙ UMANI

Con che spirito ci si pone davanti ai molti bisogni che spesso scopriamo affliggere le persone in questo mondo apparentemente tanto avanzato? Cosa spinge una persona a condividere il suo tempo e la sua energia donandoli senza riserve agli altri? Certamente non passione del guadagno, perché l’opera di un volontario è per antonomasia gratuita, piuttosto passione per la vita in ogni sua sfaccettatura. Dedicarsi a chi ha la necessità di un sostegno anche momentaneo, spendersi per qualche causa sociale, culturale o ambientale, impegnarsi per rendere il mondo migliore diventano sicuramente strumenti di crescita personale. Il volontario scopre di ricevere ben più di quello che dà, conserva con affetto nel cuore, per anni, volti, lacrime, sorrisi, luoghi che ha contribuito a migliorare con la sua opera senza aspettarsi alcuna ricompensa. Da cosa nasce l’idea di impegnarsi come volontari, cosa mette in moto una persona normale nel volontariato? È sufficiente un animo generoso o contano altre doti? Innanzitutto ci vuole uno sguardo attento, profondo, poi una dose di sensibilità e di capacità empatica, infine una coscienza civile e sociale unita alla gratitudine per quello che si è ricevuto dalla vita. E il tempo? Quello non è il fattore determinante, perché quando ci sono gli elementi detti sopra, il tempo lo si trova volentieri. Anzi, è tempo guadagnato in consapevolezza di aver dato il proprio contributo sociale. Il volontario accoglie, nel rispetto, sa ascoltare i racconti di dolore, di vicissitudini umane che non giudica a priori, pronto a dare una mano e a cercare una possibile soluzione.
Sembra un paradosso, ma i problemi della nostra opulenta società sono tantissimi, alle volte appaiono insormontabili e non sempre la politica riesce a intervenire sollecitamente nel modo giusto. Anzi, la macchina farraginosa della burocrazia non aiuta, all’opposto complica le situazioni precarie e non facilita nel trovare le risposte. Ci sarebbero mille e più motivi di lamentarsi, di abbattersi, di perdere la speranza. Ma la speranza, si sa, non muore facilmente e nella notte più nera rivive dove compare una luce. Ecco, il volontariato è questa luce che ridà speranza in tante situazioni disperate. La carica di vitalità che i volontari trasmettono è contagiosa e succede sovente che chi ha avuto un aiuto in un momento difficile della propria vita senta il desiderio di aiutare a sua volta gli altri, per un senso di gratitudine per il bene ricevuto. E così si propaga la generosa attitudine di attenzione ai bisogni della società circostante. È una straordinaria catena di solidarietà in cui il bene quasi mai torna da dove è arrivato ma passa avanti di mano in mano.
Il fenomeno del volontariato è molto presente oggi in Italia. Un’indagine Istat ha calcolato che nel nostro Paese ci sono oltre 6 milioni di volontari stimati operativi, di cui in maggior parte attivi in organizzazioni. Quello che colpisce è che l’età non conta, sono coinvolti giovani, lavoratori, meno giovani e pensionati. Tra loro, donne e uomini suddivisi equamente formano il grande esercito pacifico sempre pronto ad affrontare le emergenze.
Alla tutela delle tante fragilità del nostro mondo serve però, oltre all’empatia, anche una certa professionalità per affrontare ogni problematica con l’approccio più corretto evitando i problemi di un dilettantismo che rischia di fare più danni che benefici. Ecco allora la necessità, per i volontari, di una formazione continua e un aggiornamento periodico nel proprio campo d’azione per operare al meglio. Rendere un servizio alla comunità in modo preciso e coordinare gli interventi può davvero contribuire al cambiamento di una società che potrà guardare al futuro con speranza.

Da “Iniziativa Isontina” n. 85 – Aprile 2022

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