Riflessioni, Senza categoria

ARTE

Arte sorprendente a serti intrecciati che si rincorrono lungo un arco tondo che rispetta le forme latine e trasporta il pensiero accendendo uno stupore estatico, la cappella palatina di Cividale resta il gioiello unico incastonato in un paesaggio silenzioso circondato da montagne innevate e in riva a un fiume trasparente.

Ai pesanti desolati anni di carestia e dolore seguiti alle invasioni, seguì un periodo di assestamento politico ed economico anche se risorgere non fu facile. Se ammiriamo oggi quello che i Longobardi hanno lasciato, molto stupisce il fatto che in un periodo cosiddetto barbarico ci abbiano tramandato esempi di arte così raffinata. Se una sola occhiata ci riempie il cuore di emozione, il soffermare gli occhi sui particolari trascina in una spirale di forti sensazioni estatiche in un crescendo sinfonico.

Entrando, colpisce il contrasto fra la parte inferiore in legno scuro del coro, e la leggerezza delle sculture della parte superiore. Immobili, eteree, sei fanciulle a grandezza naturale guardano con distaccata serenità i visitatori della cappella.

Destinate a essere sensazionali testimonianze senza tempo dell’ascetica presenza della donna come tramite fra arte e condizione umana, sembra che ci dicano silenziosamente che della dimensione terrena resta solo il sacro.

Dal giornale “Dadi esagonali” N. 6 Aprile 2015

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